Il diamante, tra le pietre è sicuramente la più preziosa e ambita, deve il suo valore ad un insieme di fattori naturali che lo rendono ad oggi la pietra preziosa per eccellenza.
Innanzitutto, il diamante è una pietra rara. È un minerale che si forma in natura nel corso dei secoli, grazie alla cristallizzazione di atomi di carbonio ad elevate condizioni di pressione.
Conosciuto fin dall’antichità, il diamante deve il suo valore anche alla sua incredibile bellezza ed alle sue capacità di catturare e riflettere la luce. Questa sua proprietà rende il diamante la pietra preferita per essere incastonata in gioielli di ogni tipo.
Ma il settore dei preziosi non è l’unico settore in cui viene impiegato questo minerale. Difatti, il diamante presenta tra le sue proprietà la durezza.
Per questo motivo, l’uso del diamante è ampiamente diffuso anche in ambito industriale per la produzione di strumenti di taglio e molatura indicati per lavorare anche i materiali più resistenti, compresi i diamanti stessi.
La bellezza di un diamante emerge sopratutto dalla sua lavorazione e dal taglio che il maestro gli concede.
Pregio del tagliatore sarà quello di lavorare la pietra in modo tale che la luce penetri la pietra dalla parte superiore, penetri all’interno della pietra per poi fuoriuscirne dall’altro lato.
Esistono diverse tipologie di diamante; non esistono due diamanti uguali nonostante possano esser stati lavorati e tagliati allo stesso modo.
Le caratteristiche proprie della pietra e la brillantezza che da essa scaturisce attribuisce al diamante un determinato valore.
Il valore di un diamante è definito inoltre dal colore della pietra: noi tutti conosciamo il diamante classico, ovvero la pietra color cristallo.
Eppure in natura vi sono diverse colorazioni attribuibili a questa pietra quali ad esempio il giallo, il rosa, e anche il rosso.
Infine, il valore e la bellezza del diamante è dato anche dalle dimensioni e dalla sua caratura al termine della lavorazione, processo che che può portare a scartare quasi la metà della pietra grezza.
Esistono diverse tipologie di lavorazione e taglio del diamante. Il più famoso è sicuramente il taglio a brillante, dalla forma rotonda e dalle cinquantotto sfaccettature, ma ve ne sono molti altri.
Il taglio ovale é una tipologia del taglio a brillante altrettanto diffusa, inoltre ricordiamo il taglio “Marquise” ossia una lavorazione dalla forma allungata e con gli angoli appuntiti, il taglio a goccia e a cuore tra i tagli di fantasia, il taglio a smeraldo al quale viene applicata una forma rettangolare o quadrata con faccette sui lati e angoli, ed infine la lavorazione “Princess” famosa per rendere la pietra ancor più luminosa.
Parlando di diamanti, gli addetti ai lavori conosceranno sicuramente le “4 C”, ossia le quattro caratteristiche principali utilizzate per definire il valore della pietra:
- 1- PESO IN CARATI (carat weight)
Il carato standardizzato come unità di peso, corrisponde a 0,20 grammi, ed è la misura principale per definire il peso e quindi la grandezza della pietra. - 2- PUREZZA (clarity)
Il diamante presenta al loro interno determinate disomogeneità strutturali chiamate inclusioni o conosciute anche con il nome di caratteristiche interne; queste particolarità sono del tutto normali e assolutamente diffuse nella maggioranza delle pietre arrivate alla lavorazione.
Eppure, il numero di tali inclusioni, il colore delle stesse, le loro dimensioni e la posizione occupata nel cuore della pietra determinano il grado di purezza del diamante.
Le seguenti sigle internazionali definiscono al meglio le variabili di purezza della pietra:
FL: diamante puro sia internamente che esternamente a 10 ingrandimenti
IF: privo di inclusioni interne a 10 ingrandimenti
VS1 – VS2: inclusioni minime visibili a 10 ingrandimenti
SI1 – SI2: inclusioni limitate visibili a 10 ingrandimenti
VVS1 – VVS2: inclusioni estremamente limitate visibili a 10 ingrandimenti
I1: inclusioni visibili a occhio nudo ma con difficoltà
I2: inclusioni visibili a occhio nudo
I3: inclusioni ben visibili a occhio nudo - 3- COLORE (colour)
Nella misura in cui un diamante maggiormente si avvicina alla totale assenza di colore, più questo può essere considerato prezioso innalzando così il proprio valore.
Anche per quanto riguarda il colore è prevista una scala internazionale:
D,E,F,G,H: diamanti perfettamente incolore
I,J,K, L: diamanti che presentano una lieve colorazione dal bianco sfumato al bianco leggermente colorito
M-Z: diamanti coloriti
OLTRE LA Z: diamanti estremamente rari, conosciuti anche con il nome “fancy” - 4- TAGLIO (cut)
Il taglio del diamante è l’unica caratteristica del diamante imponibile dall’uomo ed è anche una lavorazione che ne influenza la brillantezza.
La qualità del taglio deriva unicamente dalla maestria del tagliatore.I diamanti sono conosciuti ed apprezzati sin dai tempi più antichi ma solo negli ultimi secoli si è sviluppata una ricerca massiva sopratutto negli stati più meridionali dell’Africa.
Alcuni esemplari sono balzati agli onori delle cronache per la loro bellezza, la loro dimensione e la loro forma.
Ricordando gli esemplari più famosi, troviamo nella storia i seguenti esemplari:
– Diamante Azzurro Hope, conservato presso lo Smithsonian Institution di Washington, 45 carati di peso;
– Diamante Verde di Dresda, conservato nel Grünes Gewölbe di Dresda, 41 carati di peso
– Diamante Régent, e il Sancy, rispettivamente del peso di 135 e 55 carati, appartenuti a Re Luigi XVI di Francia ed ora custoditi presso il museo del Louvre;
– Diamante Koh-i-Noor, custodito nella Torre di Londra, diamante dal peso di 108 carati;
– Diamante Cullinan, proveniente dalle miniere del Sudafrica; dalla sua lavorazione è stato ricavato il diamante Stella d’Africa, 530 carati di peso al termine della lavorazione, ma ricordiamo che il diamante grezzo pesava ben oltre i 600 grammi.